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SICILIA BY BIKE. TRA SAPORI E SCOPERTE.

Barbara e Flavio, due Gravel Carbon e più mille chilometri di paesaggi e scorci mozzafiato lungo le coste siciliane. Partiti da Venezia con l’aereo, dopo l’arrivo a Punta Raisi hanno montato le biciclette e hanno iniziato a pedalare.
Le saline di Trapani, Porto Empedocle, le città del Barocco. Poi la risalita verso l’Etna, Taormina, tutta la costa nord. Infine una breve vacanza a Cefalù.
Ecco il loro racconto e tutte le tracce GPX del loro viaggio.
GRAVEL CARBON: EQUIPAGGIAMENTI E TRASPORTO

Programmate le modalità di trasporto, di alloggio ed il percorso ci siamo concentrati sui dettagli logistici.
Il viaggio in aereo prevede un imballaggio specifico per le bici, nel nostro caso due Bottecchia Gravel munite di portapacchi, perciò le abbiamo inserite in due scatole di cartone dopo averne smontato la ruota anteriore, i pedali, la sella, il manubrio girandolo per farlo entrare nell’involucro e portato il cambio nel rapporto più interno. Lo spazio è limitato ma con metodo siamo riusciti ad infilare nelle scatole anche due delle quattro borse da viaggio colme di materiale, compreso l’attrezzatura e ricambi meccanici utili al viaggio. Altre due borse da viaggio le abbiamo portate a bordo come bagaglio a mano.
Destreggiarsi in aeroporto con il carrello ingombrante di scatoloni è stato scomodo e diverse volte abbiamo dovuto scaricarli e ricaricarli per attraversare delle porte troppo strette.
Atterrati a Palermo e recuperate le scatole siamo usciti dall’aerostazione e appena fuori, metro alla mano, abbiamo rimontato le bici a tempo di record perché dovevamo percorrere subito la prima tappa. Le scatole e gli imballi sono state lasciate in deposito da un amico e tenute a disposizione per il ritorno.
LE PRIME TAPPE, DA VALDERICE A MAZARA, FINO A PORTO EMPEDOCLE


Sapevamo che l’approccio alla prima tappa sarebbe stato difficile non tanto per i chilometri ma per il sommarsi del tempo tra il viaggio in auto da casa all’aeroporto, il volo, la preparazione delle bici all’arrivo, l’immediata partenza nelle ore più calde e la distanza da percorrere.
Le bici molto appesantite non consentono una velocità elevata ed il percorso nervoso con continui saliscendi ci ha messo a dura prova. Le principali località attraversate sono state Cinisi, Terrasini e Castellammare del Golfo con la sua splendida terrazza panoramica dalla quale si può ammirare tutta la città ed il golfo. Il viaggio è proseguito all’interno del territorio collinare fino a raggiungere Valderice. Da subito abbiamo avuto il piacere di appurare l’estrema cordialità dei residenti e l’ottima qualità del cibo.
Il percorso sulla carta agevole si è rivelato corretto. Da Valderice siamo scesi a Trapani dove abbiamo visto le “vecchie mura della tramontana” e il castello della Colombaia costeggiando un mare cristallino, anche qui incontri amichevoli con i residenti. Proseguiamo verso Marsala sotto un sole cocente. In periferia attratti dall’insegna “Alimentari La Pineta” ci siamo fermati per la pausa pranzo. Con nostro stupore l’anziana proprietaria a richiesta ci ha preparato con calma e prendendosi tutto il tempo necessario, due panini “Cunzati” con olio di oliva, pomodorini, olive sminuzzate a mano al momento e tonno, panini così grandi da mangiarli in due momenti distanti ad un prezzo convenientissimo bibite comprese. Parlando con i clienti ci hanno raccontato che il market è molto rinomato in zona proprio per i panini Cunzati. La tappa è terminata a Mazara con un breve e rilassante bagno in mare.
Lasciata Mazara del Vallo imbocchiamo la SS 115 Sud occidentale Sicula che a differenza delle strade locali, presenta un manto stradale in ottime condizioni, attraversiamo Castelvetrano e proseguiamo superando numerosi viadotti direzione Menfi e Sciacca. La pianura è praticamente assente con continui saliscendi resi impegnativi dal forte vento, si pedala spesso in territori a bassa densità abitativa ma con il mare visibile in lontananza e distese di agrumeti in fase di maturazione ma già profumati. A Realmonte uno spettacolo naturale che da tempo aspettavamo di ammirare la “Scala del Turchi”. Stupenda falesia di Marna bianca a gradoni modellata dal vento sempre presente. In un primo momento l’abbiamo vista dalla strada panoramica, poi non potevamo esimerci dal scendere in spiaggia ed ammirarla da vicino così come eravamo, unici turisti in abiti ciclistici. La tappa termina poco più avanti con l’arrivo a Porto Empedocle.
VALLE DEI TEMPLI, SCICLI FINO A CATANIA


Agrigento dista poche pedalate e ovviamente non poteva mancare una breve visita presso la Valle dei Templi meta ambita da tutti i turisti in Sicilia e nucleo originario della città. I templi Dorici della civiltà Ellenica sono ben conservati particolarmente il Tempio della Concordia, sarebbe necessario un giorno intero per visitare tutta l’area.
Lasciata la città pedaliamo in zone ad alta densità di serre per la coltivazione degli ortaggi che occupano migliaia di ettari di terreno. Il mare resta comunque splendido e ne abbiamo approfittato per un breve bagno in una spiaggia pressoché deserta nel comune di Licata. A Gela piacevole serata in compagnia degli amici Carmelo e Lucrezia con visita al centro storico.
Già di prima mattina il caldo torrido si fa sentire, pedaliamo per diversi chilometri su un percorso collinare in zone rurali disabitate a prevalenza agricola. Giunti a Scoglitti breve sosta per idratarci. La nostra prima meta è una piccola frazione di Santa Croce Camerina, Punta Secca, denominata “Marinella” nella famosa fiction Il Commissario Montalbano. Qui è doverosa una foto con la statua di Montalbano di fronte alla sua casa.
Il termometro nel primo pomeriggio segna 42 gradi, a Marina di Ragusa abbiamo approfittato delle docce sul lungo mare e ci siamo rinfrescati da capo a piedi, vestiti scarpe comprese. Tempo dieci minuti ed eravamo già asciutti. Allontanandoci dalla costa siamo saliti verso l’entroterra fino a raggiungere Scicli.
La fatica è stata ripagata dalla bellezza di questa cittadina barocca a misura d’uomo ricca di decine di chiese e palazzi storici. A viaggio ultimato l’abbiamo scelta come la nostra città barocca preferita.


Il caldo è sempre canicolare già dalle prime ore del mattino, lasciata Scicli ci fermiamo a Pozzallo dove superiamo un tipico carretto Siciliano trainato da un cavallo e ci fermiamo per rinfrescarci con una buonissima granita e brioche. Il nostro percorso prosegue all’interno, superando Ispica e Rosolini con sosta nella capitale del Barocco, la città di Noto. Visita ai suoi monumenti e chiese di colore tra il dorato ed il rosa che ne pervade tutta la città. A malincuore lasciamo il paese e proseguiamo in direzione Avola verso la meta di giornata l’isola di Ortigia la parte più antica di Siracusa. La città è famosa per aver dato i natali al matematico, fisico ed inventore Archimede. Qui c’è la sua presunta tomba.
Caratterizzata da ingenti ricchezze storiche, architettoniche e paesaggistiche, come le necropoli Rupestri di Pantalica patrimonio dell’Unesco. L’elenco dei monumenti è infinito, e sarebbe necessaria una sosta di diversi giorni per visitarli tutti. Tra tanta bellezza, la costa e il mare non sono da meno, ricca di baie e insenature rocciose con un mare cristallino, un bagno ristoratore è d’obbligo. In serata visita alle numerose piazze e al duomo. Ottima cena e a nanna presto, in vista della impegnativa tappa di avvicinamento all’Etna del giorno successivo.
Dopo Siracusa ci aspetta una tappa meno ricca di bellezze storiche ma ciclisticamente più impegnativa.
Poco fuori dalla città attraversiamo il polo petrolchimico che occupa parte dei territori di Siracusa, Priolo, Augusta e Melilli. La zona è industriale e paesaggisticamente meno interessante. Superata Augusta la strada scende fino a diventare finalmente piana per qualche chilometro. Raggiunta Catania il caos cittadino ci ha notevolmente ostacolato nel raggiungimento della Via Etnea che parte esattamente dal centro città con un lungo rettilineo molto ripido e trafficato dove la temperatura ha sfiorato i 40 gradi. La strada si inerpica verso il vulcano e attraversiamo i paesi di Gravina di Catania e Mascalucia fino a raggiungere Nicolosi.
Dal centro di Catania fino a fine tappa (16 km) la strada si inerpica con pendenze discontinue e rampe molto dure a doppia cifra. La scelta di scalare l’Etna con tappa intermedia a Nicolosi è stata azzeccata perché l’intera salita supera abbondantemente i 30 chilometri e sarebbe stato molto gravoso affrontarla tutta in una sola volta con il nostro pesante carico da trasportare.
LA SCALATA DELL’ETNA, LO STRETTO DI MESSINA, FINO A ZAPPARDINO


Sveglia di primo mattino per evitare il gran caldo nonostante la quota di partenza sia a 700 mt s.l.m. In lontananza si vede già il pennacchio di fumo grigio che esce dalla bocca del vulcano.
La strada parte immediatamente all’insù e molto impegnativa. I primi 6/7 km sono ombreggiati immersi in un bosco di betulle, faggi e castagni ai quali siamo molto grati per la frescura e non solo che ci hanno donato. Verso quota 1500 mt la vegetazione arborea lascia il posto a vaste aree di lava magmatica. Qui la strada è interamente costruita sopra i campi di lava, il manto stradale è a tratti ricoperto di polvere vulcanica vetrosa che ci ha causato una foratura alla gomma posteriore.
Dopo tanta fatica abbiamo raggiunto il rifugio Sapienza a quota 1910 mt s.l.m. che è una meta rinomata, qui salgono numerosi turisti quasi tutti motorizzati, i ciclisti sono pochissimi e gli unici con borse eravamo noi. Il paesaggio è lunare con alcuni coni vulcanici, in lontananza si vede il mare. La soddisfazione per aver raggiunto uno dei nostri obiettivi è grande.
Lunga discesa dal versante di Zafferana Etnea con fondo stradale reso pericoloso dai residui vulcanici. Dopo Giarre abbiamo raggiunto Giardini Naxos meta di giornata. La città è turisticamente rinomata ed affollata.
La da Giardini Naxos a Milazzo è lunga e dovrebbe essere priva di grosse asperità, l’inizio però è molto nervoso con strappi duri ma lo sforzo è ripagato dalla strada che si affaccia costantemente sul mare e sulla città di Taormina. Dopo i primi 15 chilometri e fino al 70 la strada è più pedalabile senza grandi dislivelli. Proseguiamo attraversando Letojanni, Roccalumera, Scaletta Zanclea da dove iniziamo a vedere chiaramente la costa della Calabria fino a raggiungere Messina. Di fronte allo stretto e alla Statua della Madonna della Lettera sul Forte del Santissimo Salvatore, sosta in un tipico bar sul lungo mare per mangiare qualcosa, le porzioni sono esageratamente grandi, dovremmo averlo già imparato, e a costi contenuti. Il viaggio prosegue passando per Torre Faro e vari paesini fino a raggiungere Milazzo che sorge su una stretta penisola. Il porto della città è l’ideale punto di partenza per raggiungere le isole Eolie (Lipari, Stromboli, Panarea ecc.). A fine giro un prolungato bagno nel mare meraviglioso della Riviera di Ponente.


La tappa dopo Milazzo è breve, per recuperare lo sforzo del giorno precedente. L’inizio è nell’immediato entroterra dell’isola e la strada è sempre molto incostante con continui sali scendi.
Il viaggio prosegue fino a intravvedere in lontananza una splendida Basilica posta su un promontorio costiero, la strada sale dolcemente fino ad un bivio dove troviamo l’indicazione per raggiungere il Santuario della Madonna Nera di Tindari, seguiamo le indicazioni e dopo una breve ma dura salita lo raggiungiamo. Dal piazzale della Basilica godiamo di un paesaggio meraviglioso sulla riserva naturale dei laghetti di Marinello, specchi d’acqua di color smeraldo che formano una laguna naturale. L’accesso all’area è esclusivamente pedonale dal paese di Oliveri.
A Patti durante la frugale pausa pranzo, piacevole incontro con Salvatore Giordano artefice ed organizzatore della Randonnée Sicilia No Stop, che ci ha invitato a partecipare all’evento. Proseguiamo sulla SS Settentrionale Sicula, in alcuni tratti è a sbalzo sul mare cristallino che ci ripaga della fatica. La tappa termina a Zappardino che è uno splendido paesino a misura d’uomo. Pomeriggio di relax sulla spiaggia ghiaiosa e lunga chiacchierata con un pescatore locale.
LE ULTIME TAPPE, PASSANDO PER CEFALU’


La penultima tappa prevede il passaggio per Capo d’Orlando e le sue rinomate spiagge, tenendo la costa sulla destra e con il mare a pochi passi siamo arrivati a Santo Stefano di Camastra, rinomato borgo famoso per le sue ceramiche artigianali. Breve pausa per alimentarci in compagnia di un anziano del luogo con il quale abbiamo passato una bella mezz’ora e ci ha raccontato la sua esperienza da emigrato in Norvegia. Ultimi 30 chilometri attraversando un tratto di costa ricco di Resort e Hotel a cinque stelle.
Arriviamo a Cefalù, nascosta dietro un promontorio roccioso dominato dall’alto dalla Rocca. Il centro storico medioevale è una piccola bomboniera rinomata ed affollata di turisti tutto l’anno. Bellissimo il Duomo e tutto il contesto. Qui ci fermiamo per alcuni giorni di meritato riposo e scoperta della città, la nostra spiaggia preferita è una piccola baia rocciosa poco frequentata e non attrezzata chiamata “Kalura”.
Dopo tre giorni di relax ripartiamo verso Punta Raisi nostra meta finale del viaggio. La strada tanto per cambiare prosegue con i soliti sali scendi tranne un po’ di pianura nei pressi di Palermo. A Termini Imerese visitiamo il sito di Himera antica colonia Greca del 650 a.C. ed il ponte di San Leonardo del 1600. Proseguiamo verso Trabia e Bagheria arrivando a Palermo dove ci fermiamo nel centro storico. Visitiamo la Cattedrale, il Teatro Massimo, Piazza Pretoria e la splendida Piazza ottagonale “I Quattro Canti”. Dopo tanta bellezza prima di lasciare la città, consigliati da persone del luogo, mangiamo i famosi “Iris”, bomboloni fritti ripieni di crema di ricotta e cioccolato. Una bomba calorica buonissima. I nostri ultimi chilometri Siciliani li pedaliamo lungo la costa di Sferracavallo, Isola delle Femmine, Capaci fino a raggiungere Marina di Cinisi dove alloggiamo presso il Villaggio Eco Solidale “Fiori di campo”, così denominato dal titolo di una poesia del noto giornalista ucciso dalla mafia Peppino Impastato. La struttura è un ostello sequestrato alla mafia e reso disponibile ai viaggiatori con un piccolo contributo. E’ nelle immediate vicinanze dell’aeroporto Falcone e Borsellino. La mattina successiva in breve raggiungiamo l’aeroporto in bici dove le smontiamo e le inscatoliamo pronti per il ritorno.
SLOW BIKING, IL PIACERE DELLA SCOPERTA


Il viaggio è stato bellissimo anche se molto impegnativo per la morfologia del territorio privo di pianura e il caldo che anche a Settembre inoltrato è stato al limite della sopportazione. Tanta fatica ripagata dai luoghi attraversati e visitati. La cordialità e disponibilità dei Siciliani è proverbiale, il rispetto e l’ammirazione per i pochi ciclisti è notevole, alcuni ci dicevano “voi siete pazzi a fare il giro dell’isola in bici ma vi stimiamo molto”. I contrasti tra le zone dell’isola sono notevoli. Il centro sud è molto arido e secco, è ricco di siti archeologici e città Barocche meravigliose, numerosa la produzione di ortaggi in serra, vigneti ed agrumeti. Al Nord il territorio è più rigoglioso e verdeggiante, la macchia mediterranea è più folta e la temperatura è più gradevole. Anche lo stile di vita è molto diverso tra le varie province. Le città più caotiche e meno adatte al ciclo turismo sono Catania e Palermo.
Il ciclismo ha tante sfaccettature: c’è l’agonista, l’amatore, il turista, chi cerca la prestazione, chi vuole tagliare il traguardo per primo, chi la usa anche solo per fare un giretto i piazza o per andare a bere un caffè.
Il nostro ciclismo è viaggiare, senza l’assillo della prestazione, attraversare nuovi territori, visitarli, scoprire usi, costumi e cucina locale. Anche solo chiacchierare con un anziano incontrato per caso sul nostro cammino è una grande crescita personale.
Il periplo dell’isola misura 1050 km con 8400 metri di ascesa. Lo consigliamo a tutti i ciclo viaggiatori previo un buon allenamento di fondo.