IL CALVARIO DEL TOUR DE FRANCE

SESTA TAPPA – TOUR DE FRANCE 1924.

PERCORSO: Bayonne – Luchon

CORSA IL: 2 Luglio 1924

LUNGHEZZA: 326 KM

MEDIA: 21.159 KM/H

 

Alavoine sta accumulando sfortune su sfortune e Mottiat ha perso il sorriso. Quello che chiamano “il Calvario del Tour de France” ha avuto inizio questa mattina alle dieci e cinque presso le Eaux-Bonnes: gli ottanta sopravvissuti stavano per valicare i Pirenei in bicicletta.

seconda tappa del 19 tour per fare prima Ottavio strappa con i denti il tubolare dalla ruota

Mottiat non ride più. Tiberghien non solo non guarda più i boschi, ma li urta. All’ingresso del colle, Alavoine è giallo e non perchè ha strappato la maglia a Bottecchia. E’ giallo per una colica. La fatica sta dando loro il colpo di grazia: procedono tutti lentamente, ma a testa bassa, come il bue che si appresta a ricevere l’ultimo colpo dal macellaio. I muscoli delle cosce sono tesi, Jacquinot avanza, digrignando i denti, come se chiedesse aiuto alla sua mascella.

Filano a sessanta chilometri all’ora e se non ci sono cadaveri è solo perchè gli strampiombi li hanno accolti sul loro fondo. Attaccano il Tourmalet con i movimenti di chi sta per scagliarsi con la testa contro un muro.  Un uomo dalle gambe sfinite si è sdraiato sul bordo erboso della strada. Il Tourmalet è un colle cattivo: lungo il suo cammino allinea gli sconfitti. Uno stradista piange, con i piedi in un piccolo torrente.

Un chilometro più in alto, ecco la statua della disperazione. Sono quelli per cui il Tour de France è come un bambino per cui non si può più fare niente, ma che ci si ostina a  non abbandonare. Ciò nonostante un uomo si è salvato: è Bottecchia, la maglia gialla. E’ talmente in alto che nessuno sa dove sia. E’ un’ora che gli stiamo dando la caccia alla velocità di cinquantacinque chilometri all’ora. Passando, guardo di quando in quando nei burroni, ma non è nemmeno lì.

E’ stato dopo il Tourmalet: non mi davo fretta, pensando che il colle d’Aspin avrebbe avuto ragione delle sue cosce. Ma appena un pò più in là intravedo qualcosa che avanza: è il naso di Bottecchia. E siccome dietro quel naso segue tutto il resto di Bottecchia, ho finalmente acciuffato il corridore. Avanza a falcate preciso come il bilancere di un pendolo: sembra l’unico che non faccia sforzi superiori alle sue possibilità. Ha sedici minuti sul secondo classificato. Ma oggi non canta.

bott_3

 

Le Petit Parisien, 3 Luglio 1924